Category: Primi

  • Tagliatelle all’arancia con ragù d’anatra

    Approfittando di questa coda d’autunno d’inizio primavera (com’era la questione delle mezze stagioni), perfettamente in liena ad una Pasqua piazzata a fine marzo, ho pensato di giocarmi una carta che avevo in mente da un po’ e che, per un motivo o un altro, quest’inverno non ho avuto tempo e modo di preparare. Uno dei giochetti che mi piace fare: cambiare qualche addendo di un grande classico per spuntare un punticino in originalità.

    Ingredienti per due/tre persone:

    300 gr di semola di grano duro

    2 arance (buccia edibile)

    500 gr di polpa d’anatra

    Un bicchiere di vino bianco

    Concentrato di pomodoro q.b.

    Olio e.v.o. q.b.

    Sale q.b.

    Pepe q.b.

    Alloro q.b.

    Basilico q.b.

    Parmigiano q.b.

    Per il soffritto:

    3 carote

    Una cipolla piccola

    Due gambi di sedano

    Per il brodo:

    2 carote

    Una cipolla

    Una patata

    Un gambo di sedano

    Sale q.b.

    Preparate il brodo vegetale al solito modo, idem per il soffritto, sminuzzando finemente cipolla, carote e sedano (ebbene sì, è consentito l’uso del mixer). In abbondante olio e.v.o. fate soffriggere il trito per qualche minuto (come per ogni ragù che si rispetti ho utilizzato la mia bellissima pentola di coccio, particolarmente adatta alle lunghe cotture).

    Tagliate la polpa d’anatra tipo spezzatino in pezzi non troppo grandi (né troppo piccoli). Io ho trovato delle cosce con relativo sovracoscia, l’ho disossate con un poco d’impegno (e tempo) in più. Fate rosolare a questo punto lo spezzatino d’anatra nel soffritto (aggiungete anche qualche foglia di alloro).

    Aggiungete il bicchiere di vino bianco e fate sfumare, quindi aggiungete il concentrato di pomodoro ed il primo mestolo di brodo, continuando ad aggiungerne uno in più ogni volta che quello precedente si restringe (fuoco basso ovviamente). Da quando ho inserito in pentola la carne, la cottura è durata due ore e mezzo. A metà cottura salate e pepate.

    Nel frattempo iniziate a preparare le tagliatelle. Grattugiate la buccia di due arance (assicuratevi che non sia trattata e sia edbile). Estraetene il succo. Dovrà essere la metà in millilitri della semola di grano duro utilizzata, nel nostro caso 150 ml. Se dovesse essere insufficiente allungatelo con la quantità necessaria di acqua.

    Impastate la semola con il succo e metà delle bucce grattugiate, energicamente, almeno per una decina di minuti, fino ad avere un impasto omogeneo e liscio. Fatelo riposare in frigo (avvolto in pellicola) per almeno trenta minuti.

    Predisponete due panetti al passaggio nella macchina sfogliatrice. Ripassate le sfoglie fino al livello 5.

    Quindi nel modulo per le tagliatelle. Seccate in forno la restante parte delle buccia d’arancia (forno statico a 70/80°).

    Nel frattempo il ragù sarà pronto. Completatelo inserendo negli ultimi 5 minuti di cottura qualche foglia di basilico. Non vi resta che buttare la pasta. La cottura dovrà essere davvero breve, un paio di minuti saranno più che sufficienti. Quindi scolate per bene e condite le tagliatelle con parte del ragù, aggiungendo una generosa manciata di parmigiano.

    Impiattate a vostro piacimento, irrorando la superficie con altro ragù e spolverando con ulteriore parmigiano (con del pepe nero se vi va) ed in ultimo con le buccia d’arancia essiccata.

    Bon Appetìt!

  • Fregola con asparagi e mazzancolle

    Fregola con asparagi e mazzancolle

    Credo di avervi già parlato in passato della rubrica che avevo su Facebook, a pranzo a casa Belli, che di fatto ha costituito per anni l’antefatto a questo blog. Uno dei primissimi piatti, ricordo, proponeva in una foto buia e raffazzonata, con una presentazione piuttosto approssimativa, di cui oggi mi vergogno un po’, proprio questo abbinamento qui, asparagi e crostacei. Non ricordo di preciso il formato di pasta che scelsi, sicuramente molto diverso da questo qui, ma volevo ad ogni modo riproporlo perché ritengo che sia tra i più riusciti in fatto di sposalizi terra/mare. Ragion per cui…

    Ingredienti per due persone:

    250 gr di fregola sarda

    Un mazzo da 500 gr di asparagi

    Una quindicina di mazzancolle (o gamberi)

    Olio e.v.o. q.b.

    Sale q.b.

    Pepe in grani q.b.

    Uno spicchio d’aglio

    Basilico q.b.

    Tagliate gli asparagi in tre parti, la punta, il gambo centrale e quello terminale che sarà scarto (perché duro e fibroso). Lessate invece la parte buona dei gambi in acqua salata.

    Le punte invece, stufatele in padella, dopo avervi soffritto in olio e.v.o. uno spicchio d’aglio.

    Pulite le mazzancolle, sgusciandone i due terzi. Non dimenticate ovviamente di tirar via con gesto lento ed accorto l’intestino sul dorso del crostaceo. Quindi ripassateli in padella in olio e.v.o. (quello lasciato dalla cottura degli asparagi, che nel frattempo saranno stati rimossi, con una piccola aggiunta se necessario), mettendo dapprima quelli interi e dopo un minuto quelli sgusciati (la cottura, come sempre rapidissima).

    Con teste e code delle mazzancolle sgusciate, in un dito d’acqua, fate un fumetto bello stretto, quindi frullate i gambi degli asparagi lessati, aiutandovi anziché con l’acqua di cottura di quest’ultimi, con il fumetto di cui sopra.

    La crema dovrà essere bella fluida, omogenea e liscia per cuocervi parzialmente la fregola dentro.

    Scolate la fregola a tre quarti cottura e completatela nella crema di asparagi, aiutandovi se necessario con l’acqua di cottura della pasta. Quando il tutto sarà ben amalgamato e cremoso, aggiungete le punte degli asparagi e i crostacei sgusciati (nel frattempo scaldate a parte le mazzancolle intere).

    Impiattate a vostro piacimento, decorando con una o due mazzancolle intere e completando con una spolverata di pepe macinato grosso e qualche fogliolina di basilico.

    Bon Appetìt!

  • Tortelli zucca e amaretti con crema di caprino

    Tortelli zucca e amaretti con crema di caprino

    Zucca e amaretti è un consolidato ripieno per la pasta fresca sopra il 44° parallelo e se non vi spaventa il tasso di zuccherosità dell’abbinamento, vi assicuro che è una vera malattia per il palato. Spezzatelo con qualcosa di particolarmente saporito, ad esempio del pecorino, ed il godimento è assicurato. Io ho voluto provare con l’acidulo del caprino, invece, e devo dire, mi è spiaciuto di non aver fatto più pasta fresca, perché ne avrei mangiati altri due piatti.

    Ingredienti per due persone:

    200 gr di semola di grano duro rimacinata

    100 gr di acqua

    Una zucca delica di circa 800 gr

    80 gr di amaretti

    Parmigiano q.b.

    Sale q.b.

    Pepe q.b.

    Noce moscata q.b.

    200 gr di caprino spalmabile

    Latte q.b.

    40 gr di burro

    Olio e.v.o. q.b

    Cominciamo con due palle, quella dell’impasto di semola per la pasta fresca, ottenuta con il solito olio di gomito da emulsionare per una decina di minuti abbondanti finché l’impasto non si lisci e quella della zucca delica, particolarmente adatta per i ripieni perché povera d’acqua. Postilla 1, se preferite chiaramente potete cimentarvi anche con la pasta all’uovo. Postilla 2, non dimenticate di far risposare l’impasto in frigo, avvolto da pellicola, per almeno 30 minuti.

    Sezionate la zucca in ottavi e rimuovete i semi. Quindi mettetela a lessare fino a che non sarà ben ammorbidita.

    Nel mentre tritate finemente gli amaretti al mixer (ovviamente quelli secchi, non quelli morbidi).

    Una volta cotta, sarà semplicissimo rimuovere con un coltello la buccia della zucca. Passatela al mixer, senza aggiungere liquidi di alcun tipo.

    Io ho dato anche qualche colpetto di minipimer per farla venire più liscia, ma l’importante è che il risultato finale sia pastoso. A questo punto aggiungete i ¾ degli amaretti tritati, il parmigiano, sale, pepe e noce moscata.

    Amalgamante per bene e disponete nella sac a poche. Con la restante parte degli amaretti, fate un crumble, tostandoli velocemente in padella e aggiungendo un filo d’olio per rendere il composto granulare.

    Passate alla pasta fresca, sezionando il vostro panetto e schiacciando le due metà a mano, predisponendole al passaggio attraverso i rulli della macchinetta sfogliatrice. Tirate le sfoglie fino al livello 4, dopodiché tagliatele a metà, per facilitarvi il compito.

    Tiratele quindi fina al livello 6, infine riducetele in quadrati da 6 cm circa per lato, aiutandovi con un tagliapasta o con coltello e squadretta. Disponete un ciuffo di ripieno in ogni quadrato. Se la pasta dovesse essersi seccata, date una leggerissima spennellata d’acqua sui lati dei quadrati per facilitare la chiusura del tortello (ebbene sì, ho dimenticato di fare la foto più importante).

    Stemperate il caprino con del latte, fino a farla diventare una crema fluida.

    Sciogliete il burro in padella, buttate i tortelli nell’acqua bollente e scolateli giusto dopo un paio di minuti. Saltate in padella con il burro, la crema di caprino e del parmigiano. Amalgamate per bene.

    Impiattate spolverando con il crumble di amaretti.

    Bon Appetìt!

  • Risotto con polpo e patate

    Risotto con polpo e patate

    Per anni sono stato vinto da un’ossessione, come riciclare il brodo del polpo ogni qual volta ne si cuoceva uno. Tanto sapore disperso nell’ambiente senza che nessuno lo possegga, barbaramente fatto defluire nello scarico del lavandino. Eppure la soluzione più semplice, più banale era lì, proprio davanti ai miei occhi, senza che la vedessi. Sono uno stupido, lo so. Cosa ci voleva ad immaginare un risotto con uno dei più classici abbinamenti della nostra cucina terra/mare?! Tutto quel brodo fatto confluire in unico piatto, ristretto nella sua più nuda essenza, un concentrato di sapore. L’anima stessa di uno degli animali più straordinari che popolano questa terra. Finalmente mia!

    Ingredienti per due/tre persone:

    Un polpo da 600 gr circa

    200 gr di riso carnaroli

    3-4 foglie di alloro

    Una dozzina di acini di pepe

    30 gr di burro

    Prezzemolo q.b.

    Sale q.b.

    Pepe q.b.

    Lessate il polpo al solito modo, portando ad ebollizione l’acqua, aromatizzandola con alloro e acini di pepe. Immergete il polpo, alzandolo e abbassandolo più volte nell’acqua bollente per far arricciare le braccia. Quindi completamente per una quarantina di minuti (il tempo di cottura si allungherà in caso di polpo più grande). Salate l’acqua.

    Lessate le patate dopo averle sbucciate e tagliate a tocchetti medio/piccoli. Quando il polpo sarà cotto, alzatelo dall’acqua e fatelo raffreddare giusto un pochino.

    Subito dopo potete cominciare ad approntare il risotto, tostando il riso in padella con il burro fusto giusto per un minuto, quindi coprendolo con le prime mestolate di brodo di polpo.

    Mentre risottate, avrete tutto il tempo di tagliare a pezzetti il polpo, lasciando la parte finale delle braccia per intero (tenete a bagno in un po’ di brodo per non farle seccare nel frattempo). Io preferisco, inoltre, sempre rimuovere la pelle dalla testa, dove è più spessa, che potrebbe risultare sgradevole al palato.

    Una volta che il risotto sarà quasi pronto, ma prima che si asciughi del tutto, aggiungete le patate (alzatele con una schiumarola per evitare di aggiungere altra acqua) e schiacciatele in parte con il dorso di una cucchiaia di legno. Quindi aggiungete i polpi a pezzetti.

    Amalgamante per bene, aggiungendo in ultimo il prezzemolo tritato finemente.

    Impiattate a vostro piacimento decorando con un ciuffetto di prezzemolo e le braccia del polpo tenute da parte. Io ho scelto un’espressione dispettosa, con la linguaccia da fuori. 😊

  • Linguine con crema di zucca e scampi

    Linguine con crema di zucca e scampi

    A volte bisogna bilanciare creatività e praticità, ad esempio quando non si ha molto tempo per cucinare, ma si vuole portare in tavola comunque qualcosa di non scontato. È un periodo in cui ho poco tempo per i miei manicaretti e nella fretta, pur stando nei parametri base della mia cucina, colore e abbinamenti, cerco di proporre qualcosa di estremamente semplice da fare che non sia però anche la solita ricetta. Ad esempio in periodo natalizio, spesso i crostacei appaiono tra i menù della vigilia o dell’ultimo dell’anno. In particolare, per onorare le feste, ma in realtà più per menarsela sfoderando l’ennesimo status symbol, i crostacei più nobili, quali scampi, astici ed aragoste, diventano protagonisti di sughi e antipasti. Il mio contributo alla tavola dei ricchi, ma soprattutto di noi comuni mortale che almeno una volta all’anno giustamente ce la vogliamo tirare, è questo qui.

    Ingredienti per due persone:

    250 gr di linguine

    500 gr di zucca (del tipo napoletana)

    Una dozzina di scampi

    Olio e.v.o. q.b.

    Uno spicchio d’aglio

    Sale q.b.

    Prezzemolo q.b.

    Tagliate la zucca a cubetti e fatela andare in padella, dopo avervi soffritto in olio e.v.o uno spicchio d’aglio.

    Quando si sfalderà facilmente sotto la forchetta, spegnete il fuoco e frullatela con il vostro minipimer. Aggiustate di sale. Se avrete utilizzato una tipo di zucca ricca d’acqua, come in questo caso con la classica zucca napoletana, evitate di frullare anche tutta l’acqua rilasciata in fase di cottura per evitare che la crema sia troppo fluida. Cominciate quindi ad occuparvi degli scampi.

    Sgusciatene la maggior parte, lasciando solo uno scampo per piatto per la decorazione. Con teste e code preparate un fumetto.

    Scotterete rapidamente, invece, in un filo d’olio gli scampi interi e la carne di quelli sgusciati. Quando la pasta sarà ben al dente, scolatela e cominciatela a saltare nel sugo rilasciato dagli scampi, aggiungendo anche il fumetto, fino ad asciugarlo completamente.

    Aggiungete quindi la zucca e una manciata di prezzemolo fresco ben tritato. Fate amalgamare.

    Impiattate a vostro piacimento decorando con uno scampo intero e spolverando con altro prezzemolo.

    Bon appetìt!

  • Vesuvi cacio e catasgne allo zafferano

    Vesuvi cacio e catasgne allo zafferano

    Il castagno è uno degli alberi maggiormente diffusi tra la flora vesuviana, in particolare sul versante del Monte Somma, insieme ad altre specie quali la quercia roverella, il leccio, l’ontano, il carpino ed altri, queste tra le specie autoctone, laddove sul versante del cono vulcanico, abbondano le pinete, che invece sono state piantate in tempi relativamente recenti dall’uomo. La commistione tra uno dei frutti storici dei suoi boschi e una pasta chiamata Vesuvio, nome che resta assolutamente di fantasia, estranea ad una tradizione consolidata tra i pastifici campani tanto per capirci, ma scelta ad hoc dalla casa produttrice per questo meraviglioso formato, resta il motivo ispiratore di questo piatto fusion, quest’ultimo termine nel senso di quell’interregionalità che tanto mi piace e che spesso caratterizza i piatti proposti su queste pagine. Mischiare prodotti di varie parti della penisola, al fine di scavalcare la tradizioni territoriale per cercare nuovi abbinamenti, nella fattispecie accostare quelli campani già citati (pasta di Gragnano e castagne dell’Irpinia) al pecorino romano (una cacio e pepe con pochissimo pepe ed un elemento dolce a rubargli la scena) e lo zafferano (di produzione incerta ma protagonista nella cucina alla milanese), era il piano studiato a tavolino per presentare il piatto di questa settimana.

    Ingredienti per due persone:

    250 gr di Vesuvi

    250 gr di castagne

    150 gr di pecorino romano

    Una bustina di zafferano

    Zafferano in pistilli q.b.

    Pepe nero in grani

    Sale q.b.

    Olio e.v.o. q.b.

    Cominciate con il privare le castagne della buccia esterna, incidendola con un coltello possibilmente appuntito ed aiutandovi con lo stesso a tirarla via. Mettetele quindi a lessare in acqua salata.

    Dopo 20/30 minuti (molto dipenderà dalla grandezza delle castagne) una volta che si saranno perfettamente ammorbidite, scolate le castagne, conservando un poco di acqua di cottura. Rimuovete anche la pellicina che ricopre il frutto. Rimettetele a bagno nell’acqua di cottura per evitare che si secchino troppo. Andranno poi sbriciolate prima di saltarle nella pasta (magari conservatene una intera per piatto per la decorazione).

    Grattugiate tanto ma tanto pecorino romano, nel frattempo calate la pasta ed aiutandovi con l’acqua di cottura poco prima di scolarla, formate la caratteristica cremina aggiungendola al pecorino. Colorate con una bustina di zafferano.

    Scolate ben al dente e saltate in padella aggiungendo un filo d’olio, la crema di pecorino e zafferano e le castagne sbriciolate.

    Impiattate spolverando con pepe nero macinato grosso e con qualche pistillo di zafferano a mo’ di decorazione.

    Bon Appetìt!

  • Zuppa di cavolo nero, lenticchie gialle e patate con pane all’uvetta.

    Zuppa di cavolo nero lenticchie gialle e patate con pane all'uvetta

    Sinceramente mi era sfuggita sinora l’esistenza di una varietà di lenticchie  di colore giallo. Le ho scoperte quest’anno in vacanza in Turchia, dove va per la maggiore una zuppa di lenticchie appunto, con una nota citrica per la presenza di limone, che si chiama corba (pronunciata ciorba), che è di un giallo ocra importante. Devo dire la verità, l’ho apprezzata molto, per quanto la discutibile cromaticità. Dato il mio naturale scetticismo però, pensando che mi stessero propinando qualche altro tipo di legume o chissà cos’altro che veniva tradotto impropriamente in inglese come lentils, ho fatto una ricerca in rete per capire effettivamente cosa stessi mangiando. È così ho colmato una lacuna. Le lenticchie gialle esistono e dopo mesi di ricerche, finalmente le ho trovate…

    Ingredienti per 3-4  persone:

    2 fasci di cavolo nero

    300 gr di lenticchie gialle decorticate

    Due patate grandi

    Sale q.b.

    Olio e.v.o. q.b.

    Una punta di peperoncino

    Uno spicchio d’aglio

    Mondate e lavate il cavolo nero. Mettetelo a stufare in una casseruola alta dopo aver soffritto uno spicchio d’aglio ed una punta di peperoncino.

    Sbucciate le patate e tagliatele a pezzi piuttosto grossi, quindi mettetele a lessare in acqua e sale. Nel frattempo risciacquate per bene le lenticchie gialle.

    Quando le patate saranno ormai facili da schiacciare aggiungetevi anche le lenticchie, che essendo decorticate cuoceranno in pochi minuti (una decina più o meno).

    Quindi aggiungete patate e lenticchie, con la loro acqua di cottura al cavolo nero che avete stufato, fate amalgamare bene ed insaporire per alcuni minuti (aggiungete un po’ d’acqua se questa fosse insufficiente). Aggiustate di sale. Tagliate quindi il pane all’uvetta, eventualmente potete tostarlo in forno se preferite.

    Servite in una piatto fondo o in una terrina, accompagnando la zuppa con i crostini di pane.

    Bon Appetìt!

  • Fusilli con pesto di cime di rapa, nocciole e provolone di bufala

    Fusilli con pesto di cime di rapa nocciole e provolone di bufala

    Con i primi freddi inizia la lunga stagione delle verdure a foglia, all’appello rispondono la famiglia dei broccoli, delle cicorie, dei cavoli, delle bietole, tante fibre con cui approntare zuppe, primi piatti, ripieni ed ovviamente contorni a carne e pesce. Orizzonti infiniti, eppure c’è gente che non ne mangia! Ci credereste? Una limitazione alla propria dieta sinceramente intollerabile, sia perché ci si sottrae ad elementi nutritivi importanti per la nostra salute, sia perché si perde, per remore infantilistiche magari, un mondo di sapori che costituiscono e la base della nostra cucina regionale di matrice contadina e le infinite contaminazioni a cui quella moderna ci ha per fortuna abituato. Come ad esempio…

    Ingredienti per due persone:

    250 gr di fusilli

    2 fasci di cime di rapa

    Una dozzina di pinoli

    50 gr nocciole

    80 gr di provolone di bufala

    Olio e.v.o.

    Sale q.b.

    Uno spicchio d’aglio

    Un punta di peperoncino

    Premessa, avevo questo pezzo di provolone di bufala che mi era rimasto da quando ero stato nella mia Napoli qualche settimana fa, letteralmente preso a morsi tanto era buono. Però prima di finirlo, mi sembrava giusto sfruttarne l’ultimo pezzo per un piatto del blog. Cominciate con il mondare e lavare le cime di rapa, strizzandole per bene per rilasciare l’acqua in eccesso. In una casseruola alta soffriggete uno spicchio d’aglio ed una punta di peperoncino. Una volta imbiondito il primo, rimuovetelo e stufate la verdura (coprire con coperchio a fuoco basso). Salate a tre quarti cottura.

    Una volta completata la cottura, mettetele nel mixer con una dozzina di pinoli ed un aggiunta di olio e.v.o.

    Fate andare il mixer fino a formare un pesto. Mentre attendete l’acqua per la pasta bolla, avrete il tempo di tritare le nocciole grossolanamente con l’aiuto di un mortaio…

    …e di grattugiare un abbondate porzione di provolone di bufala. Scolate i fusilli bel al dente e saltateli in padella dapprima con il solo pesto di cime di rapa (aiutandovi con dell’acqua di cottura), quindi anche con parte del provolone di bufala e parte delle nocciole pestate.

    Impiattate a vostro piacimento spolverando con ulteriore granella di nocciole e ulteriore provolone di bufala.

    Bon Appetìt!

  • Lasagna erbazzone

    Lasagna erbazzone

    Si disquisiva qualche giorno or sono con un caro amico della contrapposizione tra erbazzone vs pizza di scarole. Lui, meneghino, è un grande fan dell’erbazzone reggiano, ma non ha mai provato la pizza di scarole, ma visto che ama Napoli e ci capita abbastanza di frequente, gli ho consigliato un paio di posti alla Pignasecca dove poterla mangiare. Io invece, che sono un grande fan delle scarole in generale, devo dire ho apprezzato tantissimo anche l’erbazzone. Poi capita qualche giorno dopo questi fatti che la mia compagna, nel lettone al calduccio di primo mattino, comincia a stalkerizzarmi che per pranzo vuole una lasagna, così il mio cervello, che spesso opera per crasi in fatto di cucina, partorisce questa cosa qui, che è a metà strada tra una lasagna e un erbazzone, o meglio è entrambe le cose.

    Ingredienti per 3-4 persone:

    Lasagne di semola di grano duro

    2 bietole a coste grandi

    500 gr di spinaci

    500 gr di erbette (bietine)

    Parmigiano reggiano q.b. (tanto cioè)

    40 gr di lardo

    Un paio di fettine di cipolla

    Olio e.v.o. q.b.

    Sale q.b.

    Per la besciamella:

    50 gr di burro

    750 ml di latte intero

    Farina 00 q.b.

    Sale q.b.

    Noce moscata q.b.

    Cominciate a lavare le bietole, eliminando il grosso delle coste (che potrete utilizzare per un’altra preparazione, tipo una zuppa), quindi fatela stufate in una pentola alta con un fondo d’olio e.v.o., tenendo coperto. Salate.

    Lavate anche spinaci ed erbette.

    Stufate con le stesse modalità delle bietole. Quando tutta la verdura sarà pronta, è importante che le facciate perdere l’acqua in eccesso. Mettetela tutta in uno scolapasta, adagiatevi un piatto sopra e quindi un oggetto pesante, che la schiacci e faccia scaricare l’acqua.

    Nel frattempo, grattate tanto parmigiano reggiano (mi raccomando quello, no grana padano né tanto meno mefitici mix di formaggi, altrimenti che erbazzone è!), tipo un piatto fondo pieno e tagliate a cubetti piccoli, un po’ di lardo e la cipolla.

    Fate soffriggete in olio e.v.o. (non lesinate!) la cipolla. Appena imbiondita, aggiungeteci il lardo. Quindi la verdura che avrete, nel frattempo, sminuzzato a coltello per agevolare le operazioni di stesura della lasagna. Fate insaporire ed aggiungete i due terzi del parmigiano che avete grattuggiato. Amalgamate ed eventualmente aggiustate di sale.

    Preparate una besciamella leggera al solito modo, lasciandola abbastanza fluida (ma non liquida, mi raccomando) per agevolare la cottura delle lasagne. Se utilizzate delle lasagne di semola di grano duro, è preferibile sempre prima un bagno di pochissimi secondi (tipo 4) in acqua bollente, viceversa se utilizzate lasagne all’uovo evitate il passaggio. In una pirofila cospargete il fondo di besciamella, quindi adagiate le sfoglie, fino a ricoprire l’intera superficie, aggiungete un primo strato di verdura, una spolverata di parmigiano, e un po’ di macchie di besciamella. Ripetete l’operazione per altri due, tre strati.

    Ricoprite la superficie della lasagna di abbondante besciamella e aggiungete la spolverata di parmigiano finale. In forno a 180° per 30 minuti, di cui gli ultimi 5 minuti con forno ventilato per colorare la superficie con la caratteristica crosticina.

    Una volta sfornata, fate risposare per 5 minuti ed impiattate, aiutandovi con due palette per non rompere la fetta di lasagna.

    Bon Appetìt!

  • Fettuccine con finferli, salmone e nocciole

    Fettuccine con finferli salmone e nocciole

    Funghi e pesce potrebbe sembrare un abbinamento audace ed in effetti il più delle volte lo è, ma noi abbiamo voluto tentate lo stesso e ci è andata di c**o 😊 perché il salmone ha un sapore sì dolce, ma è anche particolarmente grasso, mentre i finferli hanno un sapore non così forte da risultare dominante (sarà perché li ho anche lavati giusto un pochino, giuro poco poco, nonostante lo sguardo severo dei micologi prendesse nella mia coscienza forma e fattezze umane mentre mi apprestavo a farlo). Alla fine è venuto fuori un piatto piacevolmente autunnale, dai colori caldi con riflessi dorati.

    Ingredienti per 2 persone:

    250 di fettuccine

    500 gr di finferli

    Un trancio di salmone da 200 gr

    Una dozzina di nocciole

    Olio e.v.o. q.b.

    Sale q.b.

    Uno spicchio d’aglio

    Pulite i funghi in un primo step sia con un pennellino per eliminare residui terrosi soprattutto nelle scanalature che sono nella parte sottostante il cappello, sia con un coltello appuntito per eliminare altri residui più resistenti ad andare via. Questo solo per cercare di lavare i funghi il meno possibile e non fargli perdere parte del loro sapore. Ad ogni modo una rapida sciacquata l’ho data, proprio perché per quanto tedioso ed accurato, il lavoro preliminare con pennello e coltello, non è risolutivo per una pulizia completa. Una volta lavati e asciugati, fate soffriggere in padella uno spicchio d’aglio e riversateci i finferli.

    Fate andare per una ventina di minuti circa, fino a cottura ultimata. Nel frattempo, macinate grossolanamente un po’ di nocciole con l’aiuto di un mortaio.

    Eliminate pelle e lische residue dal vostro trancio di salmone e fatelo andare in padella (anche qui in olio e.v.o.), rompendolo, poi, lungo le linee della carne.

    Aggregate a questo punto, nell’attesa che la pasta cuocia, finferli e salmone e fate insaporire per giusto un paio di minuti. Scolate le fettuccine ben al dente ed, aiutandovi con un po’ d’acqua di cottura, saltate in padella (aggiungendo parte delle nocciole) fino al formarsi della caratteristica cremina.

    Impiattate a vostro piacimento, spolverando generosamente con altra nocciola in granella.

    Bon Appetìt!